SOCIOLOGIA: IL LAVORO OGGI

 IL LAVORATORE OGGI 

C’ERA UNA VOLTA… LA “CLASSE LAVORATRICE”

Con l'affermarsi dell'industrializzazione e del lavoro salariato in Occidente aveva preso forma un nuovo soggetto sociale: la classe lavoratrice. Con l'espressione classe lavoratrice, si vuole indicare l'insieme di tutti quegli individui per i quali il lavoro costituisce l'unico potenziale mezzo di guadagno in assenza di altre fonti di ricchezza.


Per parlare di questo gruppo di persone si iniziò a riutilizzare il termine proprietari, che indica letteralmente coloro che posseggono soltanto i propri figli. Lo studioso che più si interessò al proletariato fu Karl Marx. 


Nei manoscritti economico filosofici Marx descrive la condizione del proletariato industriale nei termini di un'inesorabile estraniazione del lavoratore dalla sua attività dalla sua stessa natura umana. Il lavoratore secondo il filosofo un semplice strumento a cui non appartengono i fini. All'interno della sua dottrina inoltre Marx parla di alienazione, ovvero la separazione dell'individuo dalla propria essenza di essere umano.


Per Marx, inoltre, la proletarizzazione del lavoratore costituisce una tendenza intrinseca del sistema di produzione capitalistico generale, a suo giudizio, due dinamiche complementari:

  • Da un lato la concentrazione della ricchezza in un numero sempre più esiguo di persone: i capitalisti, proprietari dei mezzi di produzione;

  • Dall'altro lato, la formazione di masse sempre più ingenti di individui proprietari solo della propria forza lavoro..


Il processo di proletarizzazione avviene in due direzioni. Da una parte, coincide con la progressiva perdita di autonomia del lavoratore, dall'altra esso si identifica con il progressivo impoverimento economico e spirituale del salariato, che diventa sempre più povero, più alienato e più dequalificato.


LE TRASFORMAZIONI DEL LAVORO DIPENDENTE 

Nei paesi occidentali, nell'arco del ventesimo secolo, anziché un impoverimento generale della popolazione e i benefici di una ristretta élite si è assistito ad un graduale miglioramento delle condizioni di vita delle classi lavoratrici.

Anche l'idea di una progressiva omogeneizzazione e omologazione verso il basso del salariato sembrerebbe contraddetta dagli sviluppi della storia occidentale. La classe lavoratrice con il tempo si è diversificata al suo interno: è cresciuta la componente impiegatizia, sono nate nuove figure, ciascuna delle quali dotata di una specifica professionalità. Questo ha portato ad una una diversa percezione che la classe lavoratrice ha di se stessa, portandola ad avere sempre più spesso un'ottica corporativistica, tesa ad affermare gli interessi di una categoria in particolare. 


Particolare interesse ha assunto in questo nuovo contesto, la distinzione tra colletti blu e colletti bianchi, ossia la classe operaia e il ceto impiegatizio. A tale distinzione è dedicato il saggio del sociologo statunitense Charles Wright Mills, intitolato colletti bianchi, in cui lo studioso effettua una spietata disamina della classe media americana a lui contemporanea .Nel suo testo Mills sottolinea come a dispetto del loro status effettivo i colletti bianchi americani nutrano illusioni di ascesa sociale e di acquisizione di maggior prestigio e cerchino con il loro stile di vita di prendere le distanze dagli operai salariati, senza rendersi conto di condividerne in realtà il destino di subordinazione e spersonalizzazione.


Come suggerisce il saggio di Mills, la del lavoro salariato è un fenomeno molto più reale di quanto gli stessi lavoratori possono aver percepito. 


LA TERZIARIZZAZIONE DEL LAVORO

Il corso del ventesimo secolo in particolare degli ultimi decenni l'economia dei paesi industrializzati ha subito il processo di terziarizzazione. Con questo termine si indica la progressiva espansione del settore dei servizi, che ha finito per raccogliere una quantità sempre più consistente di forza lavoro.


L'industrializzazione è andata di pari passo con la diffusione della vita urbana e la crescita delle città ha richiesto una serie di servizi che hanno finito per creare altri tanti sbocchi occupazionali. Sono state inoltre le stesse esigenze dell'industria a stimolare l'incremento del terziario, un esempio è lo sviluppo dei trasporti e della comunicazione.


Esiste un terziario tradizionale, che si identifica con i settori di più antica data come il commercio i trasporti e il turismo. Questi ambiti hanno conosciuto negli ultimi decenni un notevole impulso che ne ha spesso modificato fisionomia e caratteristiche. Il fenomeno più caratteristico degli ultimi decenni è però l'esplosione del cosiddetto terziario avanzato, che unisce il complesso dei servizi caratterizzati da un'elevata specializzazione professionalità: la ricerca scientifica e tecnologica, il marketing, la pubblicità, la fornitura di supporti informatici. Il terziario avanzato rivolge i suoi servizi non tanto alle persone, quanto più alle imprese.


TRA MERCATO E WELFARE: IL COSIDDETTO “TERZO SETTORE”

Una delle realtà più rilevanti che nelle società occidentali degli ultimi trent'anni si è intersecata con il mondo del lavoro è quella del cosiddetto terzo settore: con questa espressione si designa l'insieme di quei soggetti sociali che svolgono attività finalizzate alla promozione del benessere collettivo.

 La loro natura intermedia tra stato e mercato risiede nel fatto che, da un lato, sono soggetti privati virgola che nascono dall'iniziativa di individui o gruppi, ma, dall'altro, a differenza delle attività imprenditoriali avviate da privati per l'erogazione di beni o servizi, non hanno fini di lucro. Per questo motivo i soggetti del terzo settore vengono spesso indicati anche con la denominazione organizzazioni no profit o imprese sociali. 

Accanto a queste caratteristiche comuni, le organizzazioni del terzo settore presentano anche una notevole varietà, relativa sia al loro status giuridico sia all'opera prestata.


L'esplosione del terzo settore negli ultimi decenni si colloca in un preciso momento della storia dei paesi occidentali.

Da un lato, si assiste alla crisi o ridimensionamento del welfare state e all'idea, a esso associata, della centralità delle istituzioni pubbliche per il soddisfacimento dei bisogni dei cittadini. Dall'altro, è emersa l'impossibilità di ovviare alle lacune dell'intervento statale mediante la semplice attribuzione di tali competenze al mercato, cioè alle imprese.

A queste ragioni che spiegano lo sviluppo delle Associazione di terzo settore, occorre aggiungere il fatto che esse mobilitano esigenze e istanze ideali di tipo morale, religioso, civico, preesistenti all'insorgenza della domanda sociale.


Una questione che è emersa con particolare urgenza negli ultimi anni soprattutto nel nostro paese, è quella relativa all'impatto che lo sviluppo del terzo settore può avere sull'occupazione, ovvero la possibilità che esso possa creare nuovi posti di lavoro.

Sono molte le direzioni in cui il terzo settore può incidere sulla occupazione: può erogare servizi su commissione della pubblica amministrazione, creare opportunità occupazionali sostitutive aggiuntive rispetto ai posti di lavoro pubblici.

Le organizzazioni del terzo settore possono inoltre operare direttamente con i consumatori, ai quali garantiscono, proprio per l'assenza di finalità di lucro, prestazioni in grado di abbinare buona qualità e costi contenuti.

Lavorare nel terzo settore non garantisce in genere guadagni elevati, ma per chi vi opera si tratta spesso di un'attività gratificante, che richiede energie, spirito d'iniziativa, creatività e innovazione.


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