SOCIOLOGIA: IL MERCATO DEL LAVORO
IL MERCATO DEL LAVORO
DI CHE COSA PARLIAMO?
Con il termine mercato del lavoro si fa riferimento all’insieme
delle contrattazioni che hanno per oggetto la domanda e l’offerta
del lavoro, in qualunque settore economico. Alla base di questo concetto
sta un’altra importante acquisizione della modernità, ovvero la nozione di
lavoro salariato.
Il lavoro salariato è il rapporto tra un lavoratore
e il suo datore di lavoro caratterizza allora il fatto che il primo
vende al secondo la propria forza lavoro in cambio di un compenso in denaro,
chiamato salario.
DOMANDA E OFFERTA
Inoltre, “l’acquisto” della merce-lavoro non viene
influenzata dal suo prezzo, in quanto nel momento in cui un’azienda decide di
licenziare personale a causa del calo delle vendite, anche se ci fossero operai
disposti ad offrire il proprio lavoro a prezzo più basso essa non li
assumerebbe, perchè risulterebbe in personale utilizzato alle produzioni di
merce invenduta e questo comporterebbe comunque delle perdite.
In conclusione la legge della domanda e dell’offerta formulata dall’economista Say non è applicabile al mercato del lavoro perché questo si presenta atipico rispetto agli altri mercati.
ATIPICITA DEL MERCATO DEL LAVORO
Per svariati motivi, quello del lavoro si presenta come un
mercato sui generis, alcune semplici riflessioni mostrano perché.
Potremmo innanzitutto osservare che, da un certo punto di
vista è importante parlare di vendita e di acquisto della
forzalavoro. Un individuo che cede ad ante la propria forza lavoro non si
vende totalmente: egli si limita a sottoscrivere un impegno virgola che
successivamente dovrà onorare.
Anche considerando la forza lavoro come una merce allenabile
al pari delle altre, la sua compravendita resta tipica appunto innanzitutto la
legge di say prevede che, per raggiungere l’assestamento tra l’offerta e la
domanda di una determinata merce il soprasso di vendita oscilli, senza limiti
di tempo né di importo, al di sopra al di sotto del suo costo di produzione.
Nel caso del lavoro l’oscillazione del prezzo incontra limiti ben precisi dei
punti per quanto costretto a vendere la propria attività lavorativa un essere
umano non può accenderla in cambio di una retribuzione inferiore a quella
indispensabile per sopravvivere punte virgola e allo stesso modo non può
confidare in un rialzo sistematico del salario perché questa possibilità è
frenata dà una possibilità pressoché illimitata di reperire la nuova
manodopera. E la cosiddetta legge bronzea dei salari, formulata da Ferdinant Laissalle.
La legge bronzea dei salari è una legge in base alla
quale la possibilità di rialzo dei salari è frenata, anche nelle fasi più
favorevoli ai venditori di forza-lavoro, da una possibilità pressoché
illimitata di reperire nuova manodopera.
Secondariamente, mentre l’acquisto di un prodotto da parte
del consumatore può essere effettivamente influenzata dal suo prezzo vincola il
reclutamento della forza lavoro e di fatto indipendenti dal corso di quest’ultima.
Un’impresa assume nuovi lavoratori non per consumo privato ma perché,
prevedendo di poter incrementare la vendita dei suoi prodotti, intende
aumentarne la produzione; parallelamente non assume, o licenzia, quando le
vendite calano e non si intravedono possibilità di miglioramento a breve o
medio termine.
Alla luce di queste considerazioni sembra dunque legittimo
affermare che, diversamente da quel che accade per le altre merci, l’abbassamento
del prezzo non garantisce al lavoro su effettivo smercio: il mercato del lavoro
si presenta pertanto anomala rispetto a tutti gli altri.
Il primo indicatore di cui tenere conto è rappresentato
dalla popolazione in età lavorativa, cioè dalla popolazione che in Italia ha
l’età compresa tra i 16 e i 70 anni circa.
Un altro indicatore riguarda la popolazione attiva, anche chiamata forza lavoro. Con questo si intendono le persone in età lavorativa che sono effettivamente alla ricerca del lavoro o che sta lavorando: quindi quelle persone che se non stanno lavorando sarebbero disponibili a farlo. All’interno della popolazione attiva, possiamo escludere due gruppi di persone:
- le persone che per un qualche motivo non possono o non vogliono lavorare e non stanno cercando un lavoro, come le casalinghe o i pensionati;
- le persone che sono già occupate, quindi coloro che per un determinato periodo sono effettivamente in possesso di un lavoro.
I dati che otteniamo qui possono essere messi a confronto,
dando così luogo ad altri importanti indicatori:
- il tasso di attività: rapporto percentuale tra la popolazione attiva e la popolazione in età lavorativa
- il tasso di occupazione: costituito dal rapporto tra il numero degli effettivi occupati e la popolazione in età lavorativa
- il tasso di disoccupazione: indica il rapporto tra il numero dei disoccupati e il complesso della popolazione attiva
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